Uno per uno
bastone alla mano
e alla salita cantiamo
se chiedi le reni rotte alla mina
se chiedi il posto della gravina
se chiedi il ginocchio piegato a salire
se chiedi l'amore pronto a patire:
son io l'alpino, rispondiamo
e all'adunata corriamo
Ma la montagna, alpino, è franata
ma la tua tenda, alpino, è sparita;
alpino, tutta l'acqua è seccata
alpino, il vetrato gela le dita;
ma la tua penna è folgorata
ma la gran notte di nebbia è salita
Uno per uno
corda alla mano
dove non si passa passiamo.
E la balma di roccia ci ricoprirà
e l'acqua di neve ci disseterà;
la penna il fulmine domesticherà
la nebbia il sole l'avvamperà
quando l'alpino passerà.
Uno per uno
zaino alla mano
e nei riposi ci contiamo
Alpino, tu sei passato
ma il compagno che manca è ferito
la mitraglia l'ha arrivato
dalla croda l'ha distaccato
nella gola l'ha tranghiottito.
Dove sei, compagno caro,
al paese dovevi tornare;
se qualcuno lo potrà rivedere
gliene chiederà la tua mare.
Ma non sei stato abbandonato
ma ti veniamo a ritrovare.
Sei il nostro ferito
ti riprendiamo
al paese ti riportiamo
Tutti per uno,
mano alla mano
dove si muore discendiamo.
Tutti per uno,
mano alla mano
dove si muore discendiamo.
Ma il tuo compagno, alpino, è spirato
al paese non può tornare;
ma il suo lamento è dileguato
non ti chiama più a ritrovare.
Sulla coltrice del nevato
resterà solo a riposare.
Dove sei, compagno caro,
se al paese non puoi tornare
ma non sei stato abbandonato
ma ti veniamo a ritrovare.
Il viso bianco gli rasciughiamo
il corpo stronco gli ricomponiamo.
E' il nostro morto
ce lo riprendiamo
alla patria lo riportiamo.
Uno per uno
fucile alla mano
e lo vendichiamo.
Marzo, sopracroda.
Ai miei soldati dell'Alpago
e a ogni alpino.